Cristiana Grandolfo inizia la sua carriera con ottime premesse grazie ai risultati ottenuti presso il Liceo Artistico Statale Giuseppe De Nittis di Bari, che le rilascia un meritato diploma in pittura. Di seguito si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bari (sezione Scenografia), concludendola con successo. Prosegue e perfeziona il suo percorso artistico con la frequenza, non meno significativa, dell'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato IPSIA, che le consente di accedere al titolo di stilista di moda. Sosterrà poi il concorso di abilitazione per l'insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte, con incluse Educazione Artistica, Storia del Costume e della Moda.

Superato il concorso, entra nell'istruzione scolastica: attualmente, è docente di Disegno e Storia dell'Arte presso il Polo Liceale Galileo Galilei - Marie Curie di Monopoli. Negli anni ottanta del Novecento ha modo di approfondire l'illustrazione editoriale e la grafica pubblicitaria, ambito nel quale si sarebbe realizzata con una più che discreta fama locale, imputabile ai suoi successi editoriali nel ruolo di illustratrice, come indica l'elenco in fondo delle pubblicazioni specifiche. Dal 1987 al 1989 occupa il posto di disegnatrice e fotogrammetrica presso TECNARTE Società concessionaria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Ambientali nell'ambito del progetto coordinato da Maria Stella Calò Mariani per l'Individuazione, la catalogazione e gli Interventi pilota intesi a valorizzare i Beni Architettonici e Storico-Artistici della Puglia dal V al XX secolo. Sarà però nel decennio successivo che uscirà, per così dire, allo scoperto affrontando direttamente la pittura, ambito di interesse più complesso ma più intrigante.

Sarà in questo campo che dovrà affrontare le sfide artistiche più critiche, confrontandosi con i molteplici aspetti e problemi – molti dei quali non ancora risolti dall’arte stessa – della «forma» e del «colore». La sua carriera di pittrice prende il via definitivamente verso la fine degli anni novanta, quando inizia a muoversi con esposizioni in gallerie e siti istituzionali di grande prestigio, riscuotendo notevoli consensi pubblici.

Nel 1997 Cristiana fu invitata personalmente - alla 10a Edizione dell’annuale Festival Mediterraneo - dal Direttore Artistico Gino Locaputo affinché potesse esibire una sua opera. Per l’occasione creò Music Syndon, una tela di 174 cm di altezza per 440 cm di larghezza, in cui campeggiava il simbolo dell’«infinito matematico»: i due ovali del numero 8, ruotato orizzontalmente, racchiudevano simboli di Occidente e Oriente protesi gli uni verso gli altri a completarsi nell’armonia universale

L’opera fu un enorme successo e l’autrice diventò un fulcro essenziale nell’ambito di una manifestazione culturale di altissimo livello [oggi non sarebbe più attuabile anche per i costi], che coinvolgeva poeti, drammaturghi, filosofi, musicisti, attori, pittori e scultori italiani nel riuscito confronto interculturale con importanti e famose realtà europee e mediorientali. A ritirare il Premio Festival Mediterraneo c'era anche Franco Battiato, figura di spicco della musica italiana, accompagnato dall’amico e collaboratore Manlio Sgalambro, noto filosofo italiano che lo aiutava, come è noto, nella stesura dei suoi originalissimi testi.

Ma non ebbe apprezzamenti solo da Battiato e Sgalambro; nel 2001, infatti, incontrerà ad Alberobello il belga Jean-Michel Folon, pittore, illustratore, scultore di fama europea, che, entusiasta per il suo tipo di pittura, le lascerà un suo bozzetto con dedica… insomma, nessuno può dire che non fosse votata ad alte conquiste nell’arte. 

Nel 2006 intrattenne uno scambio epistolare con il Prof. Luciano Canfora [ancora vivente], all’epoca ordinario di Filologia Greco-Latina all’Università degli Studi di Bari, a seguito di una divertente vignetta, eseguita dall’artista mentre il docente teneva una lectio magistralis sulla guerra annibalica.

La vignetta destò non solo l’attenzione del docente universitario che se ne compiacque molto, ma anche del giornalista e critico d’arte Giovanni Amodio, scomparso nel 2015, che le dedicò un ampio articolo sul settimanale di Taranto, Arte&Cultura, evidenziando la sottigliezza mentale, prima che grafica, della pittrice, capace di trasformare Luciano Canfora in un pilota automobilistico alla pari di Michael Schumacher al volante di una Ferrari. La simpatica metafora, tradotta nell’immagine di una esilarante vignetta, era chiara allusione alla rapidità nella comunicazione del noto studioso universitario, il quale era solito concludere le sue argomentazioni velocemente e senza omettere alcun dettaglio, nonostante si presentasse alle conferenze privo di strumenti dimostrativi (diapositive o proiezioni) e scegliesse di valersi del solo uso della parola, tuttavia sufficiente, questa, a trasmettere con chiarezza e immediatezza contenuti anche complessi. Dal 2017 Cristiana inizia a seguire il percorso espositivo del Metaformismo.

Giulia Sillato, lo storico dell’arte che ha elaborato questa nuova visione storico-artistica, [fondata su una chiave di lettura dei linguaggi non-figurativi mediante semplice individuazione delle «forme», dove comunque non ci sono «figure»] spiega la scelta dell’artista monopolitana con la personale certezza che quel tipo di pittura sia per i tempi di oggi un vero e proprio caso esplosivo da tenere d’occhio, intravedendo in lei un’abilità straordinaria nel penetrare i segreti del cosmo naturale attraverso uno specialissimo trattamento della materia pittorica. La perfetta fusione di «colore» e «materia» conforterebbe la visione di Giulia Sillato, secondo cui il «Metaformismo» è signum della non-figurazione. All’interno di questo scenario Cristiana occupa un posto rilevante e ciò l’ha resa perfettamente adatta a calcare il palcoscenico del «Metaformismo Action», piattaforma filosofica formatasi nel 2020, da lei condivisa con altri sei maestri del Contemporaneo Italiano.