Cristiana Grandolfo gioca con i colori sulla tela come una moderna alchimista che indaghi, inesausta, la materia, la natura e i suoi limiti, metafora dell’esplorazione della vita e delle sue infinite forme e possibilità da parte dell’uomo. L’opera di Cristiana Grandolfo appare infatti contraddistinta da accostamenti di colore coraggiosi e inaspettati, da un turbinio energetico e fremente di linee e di forme che vanno sovrapponendosi e mescolandosi senza apparente contiguità, ma con l’armonia data della naturalezza del caso e del caos, di modo che allo spettatore che si trova ad osservare i suoi quadri pare a volte di trovarsi nel centro di un turbine di emozioni, di sensazioni, di colori e di mutazioni improvvise che non lasciano respiro. È infatti, quella di Cristiana Grandolfo, pittura di emozioni, di apparizioni, di epifanie tonali e cromatiche, ma anche di ricordi, di memorie ancestrali di luoghi che non sappiamo se abbiamo conosciuto o soltanto sognato. Quella dipinta da Cristiana Grandolfo è dunque la verità di un non-paesaggio, un paesaggio del colore e delle emozioni, dai confini incerti e misteriosi, un paradiso artificiale nato da un misterioso gioco d'incrocio di forme e colori, melodico e stridente, dissonante e armonioso al tempo stesso. Sono dunque paesaggi, sì, ma paesaggi trasfigurati e spesso metaforici, quelli di Cristiana Grandolfo: fatti di una materia organica e colorata, che sempre si muove, fluida, che scarta di lato, che racconta storie misteriose e non sempre facilmente comprensibili, perché narrate visivamente per scarti, dissonanze, aritmie, per associazioni di forme e di colori, come piccoli e inaspettati esercizi alchemici e pirotecnici. Con la sua pittura, Cristiana Grandolfo sembra cercare, seppure per strade accidentate e tutt’altro che convenzionali, di cogliere quel senso della realtà che sta sotto e oltre la realtà stessa, quel mescolamento di materia organica, immateriale, sotterraneo di cui malgrado tutto è composto il mondo fenomenico.

Vittorio Sgarbi

Sebbene sia possibile un rapporto intenso con una certa espressività astratta, tuttavia le sue rappresentazioni tridimensionali vogliono interpretare una forma di essenzialità prodotta con materiali diversificati. Partita dalla pittura, approda alla raffigurazione della forma in cui l’inserimento spaziale è di fondamentale rilevanza. Le linee della sua ricerca plastica sono perfette ed esteticamente assumono la connotazione di un’impostazione metafisica. Anche le tonalità della pittura sono rappresentate in queste forme e le si percepisce nella visione spaziale.

Mario Guderzo

[...]"La ringrazio per il Suo dono originalissimo ed eloquentissimo. La metafora da Lei scelta per esprimere sinteticamente concetti e suggestioni mi è parsa straordinariamente efficace”[…]

Luciano Canfora

Cristiana Grandolfo ha una cifra stilistica tutta sua, che per il suo originale timbro si distingue da ogni contesto contemporaneo. La mistione di colori e materia non è un fatto nuovo di per sé, ma il modo in cui lei crea questi amalgami è un fatto decisamente nuovo e, in questo caso, irripetibile. Attrazione, seduzione, eleganza sono alcuni degli esiti a cui approdano le mani esperte e competenti del Maestro, ben piazzato in titoli di grafica e pittura. Attrazione … il potere che esercita la natura sull’uomo; seduzione … la calda e cangiante versatilità cromatica dei paesaggi … eleganza … le movenze fluide e intriganti delle forme. Fascinose vedute mediterranee la coinvolgono in emozioni illimitate: saranno queste a produrre l’arte altissima di cui solo lei è capace. La barriera acquatica ad esempio si scioglie in mille rivoli, vivaci e coloratissimi, che lasciano trasparire attraverso le maglie di una rete forme di animali marini in movimento. Suggestivo l'approccio al racconto che si traduce in descrizioni immaginifiche, realtà ricreate con la forza esplosiva della fantasia. Il limite tra forma e non forma è molto sottile anche perché il colore governa ed amministra gli effetti formali della composizione coordinanadoli in modo spontaneo sino a generare un insieme metaformale.

Giulia Sillato

Di fronte all’opera "Ecosistema Amore" di Cristiana Grandolfo, in pochi secondi lo spettatore si sommerge nell’atmosfera post-catastrofica punk, in quella fiabesca di Oz, in un’anamnesi del periodo Metal. Lontana da essere un difetto, questa ambiguità è l’essenza creatrice dell’opera. La prospettiva di riferimento è l’oggi che diviene quel futuro remoto già accennato in noi, nei nostri ricordi prim’ancora che nelle nostre speranze. La visione, rapidamente non ci spaventa più, diviene usuale, la assorbiamo senza ulteriori mediazioni. Ora il lavoro dell’artista ci appare più accessibile e trasuda genuina freschezza, ma anche stupore e pacificazione. Il mondo è quello di Dorith prestato a emblema delle attese di una civiltà appiattita. L’uomo, la donna sono assenti, i due copulanti li sostituiscono, sgraziati ma composti. Il ritorno è alla natura, ricreata con gli elementi del recupero e del vintage. Un dubbio ci prospetta l’autrice in questa opera egualmente agreste e urbana: e se esso, il futuro, fosse così presente da essere già passato, se potessimo dimenticare ogni tecnologia e sostituirla con le allegorie, la città di smeraldo non sarebbe più vicina?".

Franco L. Fabbri

Quando vivere é continua creazione, libertà. STUPORE. Sono luoghi di cui è difficile serbare memoria, ma dove tentiamo convulsamente di tornare per tutto il resto della nostra esistenza, senza avere ben chiaro che si tratta solo di uno struggente desiderio di "nostos", di "ritorno". Ad un luogo e ad una condizione. Queste istantanee fatte di quei luoghi non sono un reportage dall'immaginario come ce ne possono essere altri: ne sono piuttosto una materializzazione. A quell'immaginario d'origine e archetipo fanno capo tutte le tormentate sovrapposizioni visionarie della vita di relazione del nostro tempo. Ma un uomo che cresce é portato a crederle a loro volto "immaginari"; patrimoni di figure che il più delle volte, come falene accecate, solo nelle intenzioni e non nella direzione, si orientano verso una luce antica. Le immagini di Cristiana Grandolfo, che hanno il dono di aprirsi alla luce come pure Immagini, sono un'occasione; una possibilità, offerta a chi guarda, di "entrare" e tornare proprio in quei luoghi di cui dopo un po' se ne scoprirà l'appartenenza a se stessi, in tutto o almeno in parte. In questi quadri è il colore, con il suo puro stimolo ancestrale, a farsi situazione e la rappresentazione non è che un puro e fresco pretesto ludico perché i colori sciamino nello spazio come bambini troppo lungo tenuti in un'aula. Ancora, STUPORE di esser ci. Gioia di esser ci. Bisogna proprio scomodare Platone e ricordare che siamo uomini perché sappiamo stupirci? Solo lo "stupore del mondo" ci ha resi diversi dagli altri esseri viventi e solo lo "stupore del mondo" (lo stupore di vivere) ci può far restare uomini.

Cosma Cafueri

Giulia Sillato
Giulia Sillato